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Se fosse un colore, sarebbe il rosa antico dell’aurora, che spezza il grigio della notte e che annuncia una giornata di duro lavoro, tra le piante alte del tabacco e sotto il sole rovente.
Se fosse un suono, sarebbe il canto delle schiene appoggiate ai muri, mentre le mani esperte passano le foglie nell’aguceddhra e quindi nel filo che servirà ad appenderle al tiraletto.
Se fosse un profumo, sarebbe quello della macchia mediterranea, del lentisco e del mirto, della malva e del timo.
Se fosse un gioco, sarebbe il nostro gioco: quello di noi bambini che, dopo aver raccolto con gli adulti il tabacco, in attesa di sederci con loro ad infilarlo, avevamo quell’ora di ricreazione, per fare “nu giru alle fiche”, mentre le lucertole si dileguavano, fuggendo dai nostri atti innocenti e crudeli ad un tempo.
Non ci siamo mai chiesti quante fossero le tipologie di fichi, non sapevamo che, nel nostro territorio, se ne contassero addirittura cento. E non ci interessava neanche quali fossero le caratteristiche di ognuna: ci interessava che fossero buone. Era il nostro dolce, la merenda premio.
Con il suo “Nu giru alle fiche”, la Cooperativa Sociale Terrarossa ci ha fatto rivivere quelle emozioni, ormai riposte in un angolo della memoria, arricchendole di nuove consapevolezze, di conoscenze antiche e di nuovi progetti.
Perché la nostra terra ed anche noi viviamo di questo: del patrimonio di millenni di conoscenze tramandate e di nuove idee per salvaguardare quello che abbiamo e garantire un futuro a chi verrà dopo di noi. Magari non sarà il loro gioco fare nu giru alle fiche, ma potranno farne tesoro e conservare quei 100 tipi diversi ed i mille altri frutti che facevano famiglia, che facevano festa, che facevano civiltà contadina.
Quella da cui tutti noi veniamo!
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